Ida Magli

Ida Magli (Roma, 1925 – Roma, 21 febbraio 2016) è stata un’antropologa, filosofa e accademica italiana.

Ha conseguito un diploma musicale in pianoforte presso il Conservatorio di Santa Cecilia; si è laureata in filosofia con una specializzazione in psicologia medica sperimentale alla Sapienza di Roma con una tesi sperimentale sul linguaggio radiofonico, divenendo in seguito docente di psicologia sociale all’Università di Siena. Successivamente ha ottenuto la cattedra di antropologia culturale alla Sapienza fino al 1988.

ida MAGLIIda Magli è stata la prima ad adoperare il metodo antropologico per analizzare la società europea e in particolare quella italiana, dall’antichità al medioevo fino alla contemporaneità, con gli stessi strumenti adoperati dall’antropologia per le società “primitive”. È riuscita, così, a mettere in luce l’importanza di moltissimi fenomeni di solito ignorati dagli storici, soprattutto quelli riguardanti il “Sacro”, i tabù, l’impurità, l’evitazione delle donne, la “potenza della parola” legata al primato dell’organo sessuale maschile, le differenze nella concezione del tempo fra la religione giudaica, centrata sull’attesa della salvezza e quella cristiana centrata sul divenire.

I suoi scritti, quindi, rispecchiano il risultato di questo metodo e danno ampio spazio a fenomeni e a fatti di solito passati sotto silenzio: la storia delle donne non come mondo a parte ma come intrinseca al potere maschile, la predicazione popolare e la devozione mariana come importantissimo documento storico, il rapporto fra il Sacro e il Potere negli avvenimenti politici.

Fortemente polemista nei confronti dell’Unione europea, fin dal 1994 aveva sostenuto tesi contrarie all’unificazione europea e aveva cercato inutilmente di convincere i politici a desistere da quello che considerava un progetto fallimentare, foriero della fine della civiltà europea. Precorritrice dei tempi, una decina di anni fa aveva fondato un movimento contro l’Europa www.italianiliberi.it, per difendere e rafforzare l’identità nazionale, storica e culturale degli Italiani e di ristabilire l’indipendenza dell’Italia uscendo dall’Unione Europea.

A proposito dei fatti di Colonia ha scritto: “Quello che è successo la notte di capodanno a Colonia è il risultato ultimo di tutto questo. L’ Europa non è riuscita a raggiungere i suoi scopi? Gli Stati nazionali sono ancora qui, ognuno con la propria lingua, la propria letteratura, la propria musica? Il cristianesimo resiste, malgrado i colpi di piccone dati dagli scandali dei preti e la presenza di un Papa che non smette mai di esortare all’ accoglienza? Di fronte a tutti questi fallimenti possiamo supporre, anche se non ci sono le prove, che siano state le autorità di Bruxelles a voler dare un’ accelerazione definitiva alla distruzione della civiltà europea. Con una trovata geniale è stato dato il via all’arma primordiale, quella che tutti i maschi hanno sempre adoperato sul nemico vinto: il possesso delle donne”. E ancora: “L’Europa non progredisce agli occhi di nessuno, il suo potere politico è quasi nullo malgrado le immense ricchezze profuse a tale scopo, malgrado l’imposizione di una moneta unica, malgrado le regole e le norme imposte da Bruxelles per far diventare uguali, se non gli uomini, almeno le zucchine, la curvatura delle banane, i recinti per le galline e, al colmo del grottesco, anche i sedili dei mezzi di trasporto pubblici cui i tedeschi si sono opposti perché ‘i loro sederi sono più grossi’”.

Nel 1982 vinse il Premio Brancati per la letteratura con il libro Gesù di Nazareth.

Ha scritto le principali voci di Antropologia culturale per l’Enciclopedia Garzanti di Filosofia e Scienze umane; la voce Sociologia e Religione e la voce Monachesimo cristiano femminile per l’Enciclopedia delle Religioni diretta da Alfonso M. Di Nola ed. Vallecchi; la voce Parentela nel volume Sistematica dell’Enciclopedia Einaudi; la voce Perfezione nel Dizionario enciclopedico degli Istituti di Perfezione; la voce Antropologia culturale e Psichiatria nell’Annuario della Scienza e della Tecnica Mondadori 1980-82.

Nel 1976 ha fondato e diretto la Rivista internazionale di studi antropologici sulla donna DWF Donna Woman Femme, ed. Bulzoni; ha fondato e diretto dal 1989 al 1992 la rivista Antropologia culturale AC, ed. Genovese.

Ha collaborato per molti anni al quotidiano La Repubblica e al settimanale L’Espresso scrivendo decine di articoli di commento all’attualità politica e sociale con particolare riguardo agli aspetti antropologici. Dal 1994 collaborava al quotidiano Il Giornale.

«Perdiamo una dissolvitrice dell’ovvio», ha affermato lo scrittore Giordano Bruno Guerri, amico dell’antropologa.


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